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Adulti

“Cosa ho? Perché sto così male?“ “Sto male, ma non posso dirlo a nessuno perché nessuno mi capisce” “Credo di impazzire! Non so più spiegarmi cosa mi stia succedendo” “Vorrei chiedere aiuto, ma ho paura di scoprire chissà che cosa su di me” “… E se lo vengono a sapere gli altri?” “Mi vergogno!” “Non sono matto, perché devo andare in terapia?” “… Sbaglio sempre tutto!“

Rivolgersi ad uno psicoterapeuta non vuol dire essere “matti” o avere una patologia grave. Si ricorre alla psicoterapia quando non si riesce più a darsi delle risposte da soli, quando il buon senso non basta più, quando il consiglio di amici e parenti non è più sufficiente, quando ci si sente soli e non capiti e soprattutto quando diventiamo consapevoli che il malessere provato va “guarito” e risolto.

Dal terapeuta ci si va per raccontare “l’inenarrabile”: ciò che non si può raccontare e spiegare agli altri e ciò che non si riesce più a spiegare a se stessi. Il terapeuta è un professionista che resta neutrale, non giudica, è tenuto al segreto professionale e possiede gli strumenti per aiutare le persone ad uscire dagli schemi disfunzionali e dalla sofferenza senza soluzioni. Con la sua competenza e professionalità aiuta il paziente a trovare strategie nuove per superare il momento di vita difficile. Aiuta a migliorare la lettura delle emozioni proprie e altrui, a mettere a fuoco pensieri e convinzioni che portano alla sofferenza. Gli incontri durano circa un’ora, a cadenza generalmente settimanale, si sta seduti di fronte al terapeuta in una “riunione a due” caratterizzata da un lavoro concreto e centrato sul qui ed ora, sul sintomo attuale o problema da risolvere. In un clima empatico e collaborativo si concordano insieme i temi su cui riflettere per intraprendere il percorso terapeutico. A seconda dei casi e in accordo con il paziente possono essere utilizzate delle tecniche specifiche che possono aiutare il percorso terapeutico perché permettono di accedere a livelli più complessi.

Una domanda frequente è “Si devono assumere farmaci?”. L’uso dei farmaci dipende dalla natura e gravità del problema e la prescrizione eventuale avverrà dopo un consulto psichiatrico con la rete di professionisti con la quale collaboriamo.

Il nostro approccio è di tipo cognitivo-comportamentale (per saperne di più clicca qui)

Le nostre aree di intervento:

  • Stati di ansia e fobie: ansia che riguarda specifiche situazioni o specifici ambiti della propria vita; ansia che pervade ogni momento della propria giornata; ansia che limita la propria vita; ansia che limita la libertà di movimento; paura specifica verso una particolare situazione.
  • Depressione e stati depressivi: tristezza profonda; senso di vuoto; senso di inutilità; fatica nell'affrontare la vita di tutti i giorni; perdita reale o percepita; sintomi fisici come mancanza di appetito, insonnia, stanchezza, spossatezza.
  • Rimuginazioni ossessive o ripetizione ossessiva di atti: pensieri percepiti come intrusivi e incontrollabili che si ripetono e che non si riesce ad allontanare dalla propria mente; dubbi sull'aver o non aver compiuto un determinato gesto come chiudere il gas, la porta etc; ripetizione di gesti che si ha la sensazione di non riuscire ad evitare come lavarsi le mani, accendere e spegnere la luce, etc.
  • Somatizzazioni, ossia stati di malessere fisico: ad esempio mal di testa frequente; gastriti; sfoghi o irritazioni cutaneper cui è stata constatatadal medico curante o dallo specialista l'assenza di una causa organica alla base.
  • Difficoltà nelle relazioni sentimentali: timore del coinvolgimento affettivo; difficoltà a creare relazioni sentimentali stabili; difficoltà o crisi nella relazione sentimentale attuale.
  • Difficoltà nelle relazioni interpersonali: timore del giudizio altrui; forte timidezza che genera inibizione/blocco; frequenti vissuti e/o esplosioni di rabbia; timore della dipendenza; dipendenza vera e propria; ansia da prestazione, paura dell’abbandono.
  • Problemi di autostima: insicurezza marcata in uno o più aspetti della propria vita; non ritenersi all'altezza; non considerarsi di valore; non sentirsi considerati dagli altri; difficoltà di conseguire una propria vita autonoma rispetto alla famiglia di origine o partner.
  • Problematiche "esistenziali": stato di crisi a seguito di separazione o divorzio; difficoltà nella gestione dei figli conseguente al divorzio; difficoltà a trovare un senso alla propria vita o ad individuare un proprio progetto di vita.
  • Situazioni di lutto: problematiche emotive e difficoltà nell'elaborazione di un lutto presente o passato;
  • Problematiche emotive connesse alle malattie organiche: problematiche psicologiche connesse a malattie come i tumori o le malattie autoimmuni. Da un lato ci sono le problematiche che riguardano il malato: difficoltà relative alle trasformazioni corporee, angosce relative alla condizione di pericolo per la propria vita, difficoltà di comunicazione insorte in seguito alla malattia con le persone affettivamente vicine. Dall’altro lato ci sono le problematiche psicologiche dei familiari della persona malata: paure e angosce di perdita, come stare accanto al malato.
  • Genitorialità: difficoltà legate alla gestione, educazione, crescita dei propri figli.